Rigenerazione urbana | 2018

Reportage monografico eseguito per il progetto esposto al MAG - Museo Alto Garda | “Il lavoro che cambia | Sette racconti fotografici sullo sviluppo industriale e poi confluito nella rivista scientifica online Tracce Urbane | Rivista Italiana Transdisciplinare di Studi Urbani (4 Dicembre 2018 | DOI: 10.13133/2532-6562_2.4.14493), con il titolo ““Per una iconografia della provvisorietà. Spazi urbani sospesi fra abbandono e rigenerazione” grazie all’interessamento della ricercatrice Martina Belluto.


TRACCE URBANE
Rivista Italiana Transdisciplinare di Studi Urbani (Italian Journal of Urban Studies)

“Per una iconografia della provvisorietà. Spazi urbani sospesi fra abbandono e rigenerazione”


Queste immagini rappresentano un estratto visivo di una articolata ricerca fotografica dedicata ad alcuni luoghi la cui originaria vocazione, commerciale o industriale, è stata nel corso del tempo, per molteplici e differenziate ragioni, completamente abbandonata. Si tratta di “reliquati urbani” la cui identità, una volta dismessa la primigenia funzione d’uso, rimane del tutto sospesa e indeterminata. Irreversibilmente segnati dall’incidere del tempo, dall’incuria dell’uomo e dall’abbandono, oltreché privati della benché minima manutenzione, questi manufatti subiscono spesso la sorte di essere socialmente “segregati”, in attesa di un tempo, di beckettiana memoria, che indichi possibili soluzioni per la loro rigenerazione o riqualificazione urbana.

Si tratta quindi di luoghi che, pur appartenendo compiutamente al corpus urbano di una città o ad uno specifico distretto produttivo, subiscono un coatto processo di rimozione collettiva sia sulla loro identità storico/ economica, sia sulla loro possibile rifunzionalizzazione urbana.

Esempi concreti e positivi di recupero certamente non mancano, ma per molti di essi ne esistono, simmetricamente, altrettanti di abbandonati e dimenticati. Su questi luoghi, divenuti templi di una modernità che si annuncia spesso in chiave decadente, incombono due evidenze: la prima, è quella di subire, in molti casi, un’occupazione da parte di gruppi sociali che, figli dell’immigrazione, se ne appropriano per trovare, per quanto instabile e precario, un ricovero logistico che dia loro una qualche forma di rassicurazione esistenziale. La seconda realtà, spesso interessante per gli esiti che ne contraddistinguono lo sviluppo, è da ricercarsi in una sorta di nemesi storica che, in modo straordinariamente caotico e disorganizzato, prevede, da parte della natura, la riappropriazione di quegli spazi che, un tempo lontano, le sono stati sottratti dai processi di antropizzazione dell’uomo.

Un messaggio, nemmeno troppo subliminale o simbolico, sugli accadimenti del nostro contemporaneo e sull’azione di trasformazione che l’uomo opera, spesso irreversibilmente, sul proprio habitat

Luca Chistè © “TRACCE URBANE” | 2018

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